La “bagarre dialettica” scatenata da due brevi articoli di Gramellini nella sua rubrica Il caffè (22 e 23 novembre, Corriere della sera) aiutano a capire una prima delle conseguenza dell’era digitale in cui viviamo: la gente legge di un testo scritto l’incipit, le prime due massimo tre righe dopodiché “sentenzia”. Dobbiamo tenerne conto. Anche perché, quando nel jurassico si frequentavano corsi di scrittura tenuti anche da alcuni grandi scrittori veniva sottolineata l’importanza di curare l’incipit, per invogliare il lettore a leggere, e il finale per invogliarlo a rileggere. Non lo farà di certo. Non ha tempo.
Sembrerebbe contare solo l’incipit, che non dovrà essere neanche più di tanto “stravagante” o “criptico”, diversamente invita non a leggere ma ad insultare.

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